Non è bello ciò che è bello, ma… è bello tutto ciò che è fuori dai canoni, diverso, unico, non stereotipato.

Potrebbe essere questo il motto della rivoluzione che sta ridefinendo i confini della nostra idea di bellezza, liberandoci dalla dittatura degli stereotipi e della perfezione a tutti i costi. Ed era ora. Dalle passerelle alle copertine dei magazine più patinati, dalla pubblicità ai social, è il trionfo della “diversity”: volti genderless o fieramente irregolari, curve generose, sopracciglia folte, sorrisi sghembi.

Imperfezioni? Macché, segni distintivi, punti di forza da esibire con l’orgoglio e la consapevolezza di chi non ha nulla da nascondere. O di cui vergognarsi.

Certo, il body-shaming – dentro e fuori dai social – rimane un fenomeno con cui fare i conti (secondo alcune stime ne sarebbe vittima 1 donna su 2), ma il cambio di percezione innescato dall'”anti-beauty revolution” è ormai diffuso, e inarrestabile. Con buona pace degli haters.

Dalla moda al mondo beauty, l’estetica dell’irraggiungibile cede il passo a una molteplicità di sguardi e rappresentazioni, con un solo imperativo a fare da minimo comune denominatore: be autentic.

Autentiche sono le forme di Tess Holliday, top curvy americana da sempre in lotta contro il body-shaming; autentica è la pelle di Winnie Harlow, modella affetta da vitiligine diventata il volto di punta del brand Desigual e vera icona di “body positivity” (“Perché siamo disposti ad accettare un solo tipo di bellezza? Io voglio rovesciare questa idea e nel mio piccolo ci sto riuscendo”), assolutamente autentici sono i lineamenti di Armine Harutyunyan, modella di origine armene scelta da Gucci come nuovo testimonial della maison, così come le sopracciglia alla Frida Kahlo di Sophia Hadjipanteli o la “fluidità” di Willow Smith. Una nuova generazione di modelle, per una nuova idea di bellezza: più ampia, democratica, inclusiva.

E il rifiuto di stereotipi e canoni estetici predefiniti riguarda anche il mondo maschile. Anche brand storicamente per “maschi” e abituati a proporre modelli di virilità senza compromessi, stanno promuovendo uno shift culturale importante e si confrontano con le tematiche legate alla sensibilità e al rispetto delle differenze.

Anche perché, oggi, sono gli stessi consumatori a chiederlo. Secondo uno studio promosso da Focus Management e Diversity, infatti, l’80% degli italiani preferisce brand attenti alla diversità in senso ampio mentre le marche considerate “inclusive” ottengono fino al 16,7% in più di gradimento.

Insomma, se vi state chiedendo chi è la più bella del reame, vi basta guardarvi allo specchio. La risposta ce l’avete proprio davanti agli occhi.