Uno dei modi migliori per rispondere al bodyshaming è farlo con le parole di Billie Eilish, da sempre paladina di body positivity: “Nessuno può dire: è magra, non è magra, ha il culo piatto, ha il culo grasso. Nessuno può dirlo perché nessuno lo sa”. Che poi è un altro modo per dire “Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace”.
Se poi servisse una conferma a quel che il vecchio adagio ripete da tempo, basterebbe anche solo un breve ripasso di storia dell’arte: dai corpi decisamente “curvy” delle veneri paleolitiche, simbolo di fertilità e procreazione, alle forme sensuali e slanciate della Venere di Botticelli, dalla generosa abbondanza delle donne di Rubens e Renoir allo stravolgimento di qualunque canone operato dalle avanguardie del ‘900, ogni epoca e cultura ha elaborato una sua idea di bellezza fornendoci una galleria pressoché infinita di corpi e modelli estetici.
E oggi? Qual è l’ideale di bellezza che ci restituisce l’arte contemporanea in una società dove sempre più forte è l’attenzione ai temi dell’inclusività, della diversity, dell’accettazione di sé?
La risposta è da ricercare nelle opere di artiste come Sally Hewett, Stella Maria Baer, Prudence Flint, tutte impegnate a capovolgere l’idea stereotipata della figura femminile rivendicando il diritto che ogni donna ha di piacersi, indipendentemente dalla taglia degli abiti che indossa. O nei dipinti “respingenti” e al tempo stesso irresistibili di un’artista come Jenny Saville, capace di contestare l’idea che un corpo segnato, per esempio dalle gravidanze, non possa essere un soggetto artistico. La sua è una pittura carnale, in cui il corpo non viene nobilitato, plastificato e reso anonimo come nella pubblicità, ma rappresentato – e celebrato – in modo provocatoriamente reale, con tutta la crudezza del grasso, della cellulite, delle smagliature e delle cicatrici.
Senza dimenticare il mondo delle performances e della body art: impossibile non citare Gina Pane, Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, le cui performances affrontano spesso il tema del corpo e della sua riduzione ad oggetto. Fino agli “esperimenti” di un’artista come ORLAN, diventata celebre per le modifiche apportate al suo corpo attraverso la chirurgia estetica.